Abbazia di Rosazzo – Livio Felluga

Sebbene le origini storiche dell’Abbazia di Rosazzo siano controverse, la leggenda vuole che già nell’Ottocento un eremita di nome Alemanno si insediasse su questa collina per pregare e meditare. Vi costruì una cella ed un oratorio e deve aver richiamato parecchi discepoli perché sui resti del suo oratorio venne edificato un monastero retto da monaci della Regola di Sant’Agostino. Furono gli Agostiniani che insegnarono alla popolazione locale come coltivare la terra piantando l’ulivo e la vite. Nella seconda metà dell’undicesimo secolo il monastero venne elevato al rango di abbazia e nel 1091 gli Agostiniani vennero sostituiti dai Benedettini, che restarono a Rosazzo per più di trecento anni. Vi fu un periodo di grande impulso ed espansione per l’abbazia: il suo territorio nel ‘200 ricomprendeva parte dell’Istria per spingersi a nord fino a Tarvisio. L’abate di Rosazzo aveva il rango di principe e amministrava la giustizia, sia quella civile che quella penale. Verso la seconda metà del ‘300 le cose incominciarono a cambiare: l’abbazia, anche in considerazione della sua posizione dominante sulle strade che la univano a Gorizia, Cividale ed Aquileia, assunse un ruolo strategico sempre più importante a discapito della sua funzione spirituale. A quel tempo iniziò la sua fortificazione e a lungo fu contesa tra la Serenissima e l’Impero Asburgico. Nel ‘500 iniziò l’era degli abati commendatari, i quali non risiedevano in abbazia ma si limitavano a sfruttarne le rendite. In questo periodo la guida spirituale fu affidata ai padri Domenicani. E così fino al 1751 quando, a causa della soppressione del Patriarcato di Aquileia, l’Abbazia di Rosazzo venne ceduta all’arcivescovo di Udine, il quale dal Doge di Venezia ottenne pure il titolo di Marchese di Rosazzo, titolo che tuttora mantiene. L’abbazia divenne la residenza estiva dei vescovi di Udine; furono abbattuti i segni delle antiche e fatiscenti fortificazioni per introdurvi le statue che ancora oggi ne abbelliscono il belvedere. Durante tutto questo arco temporale la coltivazione della vite non fu mai abbandonata a Rosazzo. Ne troviamo testimonianza in molteplici documenti che richiamano l’importanza dei suoi vini. Strettissimo è il legame tra Livio Felluga e Rosazzo. È infatti su queste colline che negli anni ’50 egli acquista le prime vigne, e qui nasce nel 1981 Terre Alte: uno degli emblemi della moderna enologia italiana, nonché vino icona dell’azienda friulana. A rafforzare ed esaltare questo legame, mai affievolitosi, nel 2009 la nostra azienda dà alla luce Abbazia di Rosazzo, l’aristocratico uvaggio bianco ottenuto dai vigneti abbaziali, a riscoperta e ad esaltazione della continuità di una viticoltura millenaria di questo luogo. Composto per la maggior parte da Friulano con Pinot Bianco e Sauvignon, l’uvaggio è completato da un piccolo apporto di Malvasia e Ribolla Gialla. L’assaggio di Abbazia di Rosazzo vuole offrire un’esperienza di armonia ed eleganza assolute, espressione del presente, passato e futuro di questa terra vocata. A coronamento del legame con l’Abbazia di Rosazzo, portiamo le nostre cure oltre che agli storici vigneti, anche all’antica torre occidentale, alla cantina vitivinicola, e alla cantina d’invecchiamento più antica del Friuli, risalente alla fine del 1200. È dunque Abbazia il luogo ideale per condividere storia e storie, vini e delizie, cultura e tradizioni in una cornice unica.” – Andrea Felluga

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Via Risorgimento 1, 34071 Brazzano – Cormons (GO)